Mauro Pietro Gandini
Benché mi ritenga indubbiamente scultore - per il modo in cui osservo, per come mi scopro a pensare e progettare - non faccio alcuna distinzione tra scultura e pittura. Nel mio processo creativo mi accorgo che di fatto dipingo scolpendo e scolpisco dipingendo. I valori tonali che ne originano sono il centro d'interesse.
I miei soggetti sono una conseguenza della ricerca che pratico. La fisionomia, l’aspetto ultimo dell’opera si rivela durante il gioco scultoreo. Lo osservo, lo accetto e provo ad accompagnarlo alla realizzazione.
Cerco di essere meno razionale possibile, perché vengo dal metodo e dal rigore. Proprio per questo provo a rifuggirne, per scoprire l’inedito, l’inaspettato che si nasconde nelle pieghe dell’imperfezione.
“Sono scultore. Non ho inseguito una professione, mi ci sono ritrovato. É in questa dimensione che si risolvono i molti nodi della mia vita. In quello spazio li indago, mi dispongo all’ascolto.”
Il mestiere, la tecnica, sono preziosi, servono a risolvere il lavoro, mi portano al risultato; mentre nell’errore, nella impossibilità di raggiungere la precisa visione della mente, si nasconde il soggetto che rappresento.
Mestiere ed errore, progetto e scoperta rivelano chi sono.